Cercare su Google la chiave “sintomi gravidanza maschietto” restituisce così tanti risultati che scegliere quale link aprire per primo può essere un vero dilemma. Ma, se sei su questa pagina, probabilmente lo sai già, e sei in cerca di una risposta chiara e affidabile alla tua domanda. Quindi niente chiacchiere: in questo articolo ti guideremo attraverso un mare di intuizioni, metodi scientifici e credenze popolari per fare chiarezza su quelli effettivamente affidabili per scoprire se sei in attesa di un maschio.
Esistono metodi davvero affidabili per capire se sono incinta di un maschio?
Certo che sì! Basta fare affidamento sui metodi con comprovate basi scientifiche. I più utilizzati sono l’ecografia, l’amniocentesi, la villocentesi e i test del DNA fetale.
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Sei incinta di un maschio se…
1. Dall’ecografia è possibile osservare la formazione del pene e dei testicoli
L’ecografia del secondo trimestre è forse quella più attesa dai futuri genitori: oltre ad essere una delle prime in cui il feto può essere osservato con facilità anche dai non addetti ai lavori, è anche quella in cui è possibile fare predizioni più accurate sul sesso del nascituro. Sebbene i genitali esterni comincino a svilupparsi già dopo il secondo mese, è necessario pazientare ancora diverse settimane perché questi possano essere identificati agli ultrasuoni, cosa generalmente possibile intorno alla ventesima settimana.
Si tratta di un metodo con una fallibilità molto bassa – sotto il 10% – e assolutamente non invasivo. È possibile, in alcuni casi, che la predizione si riveli sbagliata: di solito accade quando il feto assume posizioni che rendono difficoltosa l’osservazione dei genitali durante l’esame ecografico.
Generalmente, comunque, man mano che ci si avvicina al parto e che il bambino si forma, la predizione può essere effettuata con sempre maggiore accuratezza.
2. Amniocentesi e villocentesi permettono di identificare una coppia cromosomica XY
Due dei metodi pressoché infallibili per identificare il sesso del bambino sono i test prenatali più comuni: amniocentesi e villocentesi.
Entrambi i test permettono di effettuare una mappatura del corredo cromosomico del feto analizzando materiale biologico contenente il suo DNA. Nel caso dell’amniocentesi il test sarà effettuato su un campione di liquido amniotico, mentre per la villocentesi si procederà a prelevare un campione di villi dalla placenta.
È facile intuire che, a differenza dell’ecografia, si tratta di test moderatamente invasivi, quindi non esenti da rischi. Lo scopo principale di questi esami è di fatto quello di identificare i marcatori di eventuali malattie genetiche nel nascituro, in modo che i genitori possano essere adeguatamente preparati a prendersi cura del piccolo, mentre la possibilità di identificarne il sesso è solo un vantaggio collaterale.
Per questo motivo, non tutte le donne possono accedere all’amniocentesi e alla villocentesi, che generalmente vengono consigliate solo nel caso in cui esami precedenti abbiano identificato malformazioni nel feto, o se in famiglia sono presenti individui affetti da malattie genetiche gravi.
3. Il test del DNA fetale ha identificato un cromosoma Y
Con l’avanzare del progresso in campo medico, le tecnologie predittive diventano sempre più accurate e sempre meno invasive. Accanto ad amniocentesi e villocentesi è ora possibile analizzare il DNA del feto in maniera più sicura e altamente accurata grazie a screening specifici come il NIPT (Non Invasive Prenatal Testing).
Si tratta, anche in questo caso, di un’analisi del corredo cromosomico del nascituro, con la differenza che il materiale biologico da sottoporre a esame non viene prelevato in utero ma isolato a partire da un campione di sangue della madre.
Sebbene non sia considerato un esame diagnostico a tutti gli effetti – come i due menzionati nel paragrafo precedente – è comunque uno screening altamente accurato che permette di identificare anomalie cromosomiche come la sindrome di Down, la sindrome di Edwards o la sindrome di Turner, oltre che predire in maniera affidabile il sesso del bambino. Nel caso di un maschietto, sarà possibile identificare un cromosoma Y, tratto distintivo del sesso maschile.
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Sintomi gravidanza maschietto: credenze popolari e metodi della nonna
Può darsi che, da quando sei incinta, ti sia capitato di sentirti domandare che tipo di voglie hai avuto, se hai sofferto molto le nausee o addirittura se hai notato qualcosa di strano nella tua pipì! Questo perché intorno alla gravidanza esiste un universo di credenze popolari secondo le quali sarebbe possibile identificare il sesso del bambino in base ad alcuni cambiamenti nel corpo della madre durante la gravidanza.
Si tratta di convinzioni che non hanno base scientifica – o, se ce l’hanno, la connessione è talmente blanda da risultare comunque scarsamente affidabili – e la cui accuratezza si assesta sul 50% semplicemente perché i risultati possibili sono due. Non è insolito, quindi, sentirsi dire che alcuni sistemi ci hanno azzeccato con madri, amiche e sorelle e quindi funzionano: è una pura questione probabilistica.
Tuttavia, cimentarsi con questi metodi della nonna può essere un modo divertente per passare un po’ di tempo a fantasticare sul futuro, magari scommettendo su chi, o cosa, avrà indovinato correttamente.
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Metodi basati sull’osservazione del corpo della madre
Una delle convinzioni più diffuse è che, se il pancione è basso, proteso in avanti e rotondo – quasi come un pallone da basket – il bambino sarà un maschietto. In verità la forma della pancia varia in base a diversi fattori: il tono muscolare della madre, il peso assunto con la gestazione e le posizioni del feto, in particolare durante le ultime settimane, quando ci si avvicina al parto.
Altre credenze popolari suggeriscono di osservare la parte bassa della pancia: se si aspetta un maschio dovrebbe essere visibile una sottile linea scura che scende dall’ombelico. Una convinzione simile vorrebbe anche una colorazione più scura del solito sulle areole dei capezzoli.
Metodi basati sulle mutazioni fisiologiche durante la gravidanza
In questa categoria rientrano metodi lontanamente basati su fatti scientifici. La connessione, tuttavia, è talmente sfocata che li si può ritenere per lo più superstizioni, ma li elenchiamo per completezza.
Si dice che, se le nausee mattutine sono più intense, si è in attesa di una bambina mentre, se queste sono meno fastidiose, il bebé sarà un maschietto. In realtà, tra le cause della cosiddetta iperemesi gravidica non è mai stata provata una connessione con il sesso del nascituro. Similmente, anche la credenza secondo la quale si avrebbe voglia di cibi salati quando si aspetta un maschio è senza fondamento.
Secondo altre fonti, il cuore dei maschi batterebbe più lentamente rispetto a quello delle femmine quando sono nel pancione. Una frequenza cardiaca fetale inferiore a 140 battiti al minuto sarebbe, quindi, un elemento distintivo dei maschietti, ma in realtà la frequenza cardiaca dipende da molti fattori, come ad esempio le dimensioni del feto, il periodo gestazionale e persino la condizione emotiva della mamma al momento della misurazione.
Un’ultima teoria si basa sul colore delle urine della madre: secondo alcuni, infatti, quando si è in attesa di un maschietto il Ph delle urine le renderebbe più brillanti e tendenti al giallo. Non esiste, in ogni caso, una connessione tra gravidanza e modificazioni del Ph nelle urine.
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Come faccio a restare incinta di un maschio?
È davvero possibile influenzare l’andamento della fecondazione in modo da avere più probabilità di concepire un maschietto o una femminuccia? Niente calendari o calcoli lunari: come già detto in precedenza, i metodi senza fondamento scientifico si rivelano accurati nel 50% dei casi per una pura questione probabilistica.
Alcuni ritengono che si possano effettivamente aumentare le probabilità di concepire un maschio anziché una femmina basandosi sul conteggio dei giorni fertili e tenendo in considerazione la vitalità degli spermatozoi. Sembra, infatti, che gli spermatozoi Y siano più veloci a risalire le tube rispetto agli spermatozoi X, ma che abbiano anche la tendenza ad essere meno longevi.
Per questo motivo, se l’amplesso occorre in tempi molto vicini al rilascio dell’ovulo, ci sarebbero più probabilità che questo venga raggiunto e fertilizzato da uno spermatozoo Y e che, quindi, il bambino sia un maschio. La variazione di probabilità è comunque talmente bassa da non permettere di fare molto affidamento su questo sistema.
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