Vivere in famiglia significa relazionarsi quotidianamente con un delicato equilibrio di dinamiche personali e di sistema, che mutano e si modificano continuamente: le persone crescono, nuovi membri entrano a far parte del nucleo familiare o se ne allontanano, e persino le condizioni lavorative, economiche e sociali possono cambiare. Va da sé che una strategia funzionale per affrontare i conflitti familiari in modo costruttivo è fondamentale perché l’ambiente domestico possa davvero essere un luogo sicuro dove sentirsi amati e supportati.
Conflitti familiari, una realtà che non si può evitare
Partiamo da una verità assodata: nessun rapporto è esente da discussioni, momenti di scontro o persino periodi di crisi.
Le motivazioni per cui si discute in una famiglia possono essere varie e più o meno importanti: ci si può scontrare tanto per differenza di vedute in ambito di valori o progetti futuri quanto per la decisione su chi debba lavare i piatti o portare fuori l’immondizia.
Ciò che fa la differenza tra un ambiente relazionale e familiare sano e uno tossico, in ogni caso, è il modo in cui ci si relaziona agli altri membri in occasione di questi momenti di scontro.
Le discussioni in famiglia come momento di crescita
Se ben gestite, infatti, le discussioni possono diventare un momento di crescita personale e collettiva. Questo vuol dire, però, che bisogna impegnarsi in maniera attiva per riconoscere i momenti in cui si può discutere pacificamente da quelli in cui è meglio lasciar calmare le acque, imparare a fare un onesto esame di coscienza personale e a chiedere scusa se necessario.
Paradossalmente, infatti, i nostri familiari diventano spesso il punching-ball su cui scarichiamo frustrazioni e livori repressi che non siamo in grado di gestire altrimenti. Se è vero che la famiglia è – o almeno dovrebbe essere – il nostro porto sicuro, il nido dove saremo amati e supportati anche quando falliamo o commettiamo errori, questa oasi di calore e accettazione incondizionata va curata e protetta con un impegno costante nel comprendere e migliorare gli altri e se stessi.
Le dinamiche familiari, come detto in apertura, sono mutevoli nel corso del tempo. In articoli precedenti abbiamo approfondito l’argomento elaborando strategie per gestire i conflitti tra genitori e per affrontare il turbolento periodo dell’adolescenza dei figli. Questa volta cercheremo di stilare una sorta di vademecum basilare per gestire i conflitti familiari valido per la maggior parte delle occasioni.
5 regole per gestire i conflitti familiari in maniera costruttiva
Focalizzarsi sul problema e non sulla persona
Si discute perché c’è bisogno di affrontare un problema. I conflitti dovrebbero, quindi, focalizzarsi sul nocciolo della questione su cui si è in disaccordo e mai sfociare in generalizzazioni del tipo “Fai sempre…” o “Non fai mai…” o, peggio ancora, accuse personali del tipo “Sei arrogante” o “Non ti importa niente di…”.
Se il litigio muta in accusa, infatti, è inevitabile che l’altra persona si ponga sulla difensiva e smetta di ascoltare, che è il primo passo verso l’incomprensione.
È una regola che si applica a qualsiasi età: anche se si discute con un bambino piccolo, non si dovrebbero utilizzare espressioni del tipo “Sei un bambino cattivo”, ma piuttosto optare per “Questo comportamento non mi piace” ed espressioni simili che spostino l’attenzione sull’azione e non sulla persona.
Permettere a entrambe le parti di esprimere le proprie motivazioni
L’ascolto è fondamentale, e questa regola è un corollario di quella precedente.
Nel momento in cui le persone coinvolte nella discussione non si sentono attaccate, diventa possibile mettere tutte le carte in tavola ed esprimere le proprie opinioni senza temere il giudizio o il rifiuto altrui. Ragionare in questo modo permette di esprimere critiche costruttive che non facciano sentire l’altro in pericolo, contribuendo a creare comprensione reciproca.
Lo scopo della discussione è trovare una soluzione praticabile per entrambe le parti oppure, se ciò non è possibile, una via risolutiva le cui motivazioni siano chiare. Un esempio: se a un figlio adolescente viene proibito di recarsi a una festa, deve essergli chiaro il motivo – condiviso o meno – che non può essere un “Perché lo dico io”.
Non attaccare le fragilità altrui
I membri del nucleo familiare sono generalmente quelli che ci conoscono più a fondo. In molti casi sono i soli ad averci visti nei periodi di maggiore vulnerabilità. Essi conoscono le nostre paure, i nostri difetti, i nostri sogni, ciò che non amiamo di noi stessi e ciò che ci sta a cuore.
Questa conoscenza conferisce potere sull’altra persona ed è fondamentale, se si vuole creare un ambiente domestico sano, non utilizzare quel potere come arma per ferire l’altro. Attaccare dove si sa di poter far male, magari utilizzando persino il sarcasmo, è umiliante e crea crepe nel rapporto che possono essere difficili da sanare nel lungo termine.
Disinnescare quando opportuno
Essere parte attiva nella costruzione di un rapporto salutare significa riconoscere i momenti in cui non è possibile discutere in maniera pacifica – magari perché si è reduci da una giornata troppo stressante o perché si è così sopraffatti dalle emozioni negative da non poter ragionare in maniera lucida – e scegliere di lasciar calmare le acque.
È un atto di grande maturità emotiva disinnescare la discussione e ritirarsi in se stessi per elaborare le motivazioni del conflitto con calma e razionalità, o semplicemente lasciar sbollire la rabbia. Una volta che si è recuperata la calma, si può tornare a discutere in maniera meno ostile.
Ammettere i propri errori se necessario
Perché una discussione possa trasformarsi in un momento di crescita, è necessario che da essa si impari qualcosa, fosse anche solo una maggiore consapevolezza sul mondo interiore dell’altra persona.
Quando, a seguito di un conflitto, ci si ritira in se stessi e si svolge un onesto esame di coscienza, ci si può rendere conto di aver esagerato. In tal caso, chiedere scusa è la via migliore per consolidare il rapporto. A differenza di quanto si possa pensare, non è affatto indice di debolezza ma di grande maturità, nonché un gesto di esempio per i figli molto più efficace di un “Chiedi scusa” imposto con la forza.
Leggi anche: I benefici di trascorrere del tempo di qualità con i figli
Fattori da tenere a mente per chiedere scusa in maniera efficace
Perché una richiesta di scuse sia efficace, è importante tenere a mente i seguenti fattori:
- Scusarsi per il proprio comportamento e non per la reazione dell’altro. Frasi come “Mi dispiace che tu te la sia presa” spostano la responsabilità dell’incomprensione sull’altra persona. Molto più efficace un “Mi dispiace di averti fatto sentire così”. Per lo stesso motivo, la richiesta di scuse non deve mai essere seguita da ma o però.
- Non pretendere che la richiesta di scuse sia ricambiata. Anche se si ritiene che entrambe le parti si siano comportate male, non si possono forzare le scuse da parte di un’altra persona prima che questa sia pronta a farlo. Se la relazione è sana, le scuse arriveranno al momento opportuno.
- Esprimere le proprie necessità parlando in prima persona. Utilizzare espressioni del tipo “Preferirei che tu…” oppure “Vorrei che tu…”, anziché velate accuse come “Mi fai arrabbiare quando…”.
Come gestire il post-discussione
Una volta risolto il problema e calmati gli animi, potrebbe essere ancora presente un po’ di diffidenza o di timore. Alcune ferite si sanano dopo un po’ di tempo anche quando ci si è chiariti e compresi, un po’ come le strade che, una volta finito il temporale, restano bagnate per qualche tempo.
Un buon modo per sdrammatizzare è far ricorso all’autoironia: in questo modo l’altro non si sentirà attaccato e sarà possibile ristabilire un clima meno pesante. Oltre a questo, accoglienza e ascolto restano la base di una riconciliazione efficace.
Leggi anche: Come gestire il tempo in famiglia: consigli per conciliare lavoro e vita personale