La vita in famiglia può essere fonte di grande felicità e conforto dai problemi del mondo esterno. Perché la routine possa svolgersi in maniera serena, però, è necessario che la struttura sociale del nucleo familiare sia ben organizzata e che nessuno sia sottoposto a un carico di lavoro al di sopra della sua portata. Una corretta gestione delle responsabilità familiari è il punto di partenza per creare un microcosmo funzionale, dove ognuno possa apprendere il rispetto e la cura per gli altri in maniera naturale e senza forzature. Vale in particolare se ci sono dei bambini, che devono essere educati a vivere in una società strutturata sulla base di regole condivise.
Responsabilità familiari: il ruolo dei genitori
I genitori sono il fulcro attorno a cui ruotano le responsabilità familiari, sia da un punto di vista organizzativo che da un punto di vista giuridico. Al di là dei loro obblighi in quanto tutori, lo scopo di questo articolo è suggerire strategie per organizzare le routine condivise in maniera equilibrata e funzionale.
Per questo motivo è fondamentale che il carico di compiti e di lavoro da gestire sia ben ripartito tra entrambi i genitori e che l’assegnazione dei compiti da svolgere sia negoziata e concordata, senza dare per scontato che talune mansioni spettino automaticamente all’uno o all’altro. La distribuzione dei compiti dipende dalle capacità, le energie e il contributo alla famiglia di ognuno dei genitori, e non è scritta nella pietra! È possibile che, in periodi particolarmente stressanti per uno dei due ad esempio, l’altro si faccia carico di alcune sue mansioni e viceversa. La regola fondamentale è dialogare.
Per quanto possa sembrare scontato, una equa distribuzione delle responsabilità tra i genitori è fondamentale per l’educazione dei ragazzi, che imparano soprattutto per imitazione e sono in grado di notare incongruenze tra ciò che viene loro detto di fare e ciò che accade in realtà. Se la famiglia è una squadra unita, i figli apprenderanno il valore del supporto e della cura reciproca.
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L’importanza di educare i bambini alle responsabilità familiari
I bambini ci ricordano il valore della curiosità, della sincerità senza filtri e della caparbietà nel desiderare qualcosa. Questa innocenza di intenti è un tesoro da preservare, ma altrettanto importante è far sì che i piccoli riescano a relazionarsi con le altre persone in maniera funzionale, ed è compito dei genitori, prima che di chiunque altro, aiutarli a comprendere come, altrimenti diventeranno persone incapaci di prendersi cura di sé e di rispettare gli altri.
Va da sé che nessun bambino dovrebbe essere educato a comportarsi da soldatino e obbedire ciecamente agli ordini senza mai sviluppare un proprio senso critico o una personalità definita. Doverosa premessa a parte, però, ogni bambino vive in una società che ha delle regole, e interagisce quotidianamente con altri esseri umani che hanno delle proprie esigenze e una propria sensibilità.
Insegnare ai bambini ad essere responsabili, quindi, vuol dire soprattutto insegnare loro a rispettare gli altri e a prendersi cura delle proprietà comuni.
Insegnare ai figli ad essere responsabili: perché essere autoritari non funziona
I figli, dicevamo, apprendono soprattutto per imitazione e sono molto più intelligenti di quanto tendiamo a dar loro conto. Imporre regole e compiti da svolgere sulla base del “perché te lo dico io” non insegnerà ai ragazzi il senso di responsabilità, anzi, è più probabile che li spinga a nascondere la verità o a mentire quando commettono errori.
Se ai figli viene spiegato il perché delle regole, viene assegnato un compito commisurato alla propria età e alle proprie capacità e – soprattutto! – viene dato un esempio nel comportamento dei genitori, essi impareranno a essere responsabili in maniera naturale e molto più efficace.
7 strategie per insegnare il senso di responsabilità ai bambini
Nel momento in cui il bambino viene guidato dall’esempio dei genitori, apprendere il senso di responsabilità diventa un gioco le cui dinamiche si fanno più complesse man mano che il piccolo cresce.
1. Assegnare compiti adatti all’età e alle capacità dei bambini
Un primo passo per responsabilizzare i figli è assegnare compiti alla loro portata e guidarli per mostrare loro come svolgerlo correttamente.
A un bambino di 2 o 3 anni può essere affidato il compito di raccogliere i giocattoli e rimetterli a posto una volta finito di usarli. Le prime volte questa mansione verrà svolta insieme ai genitori, per poi essere compiuta in autonomia quando il piccolo avrà chiaro come fare. Se il bambino dovesse fare i capricci o non comprendere il senso di ciò che sta facendo, si può stimolare la sua fantasia, ad esempio suggerendogli di dare la buona notte ai giocattoli man mano che li ripone, esattamente come i genitori danno la buona notte a lui quando è il momento di riposare.
Una volta raggiunti i 3-4 anni, i bambini avranno acquisito un livello di coordinazione psico-motoria tale da affidar loro il compito di vestirsi o spogliarsi da soli. Anche in questo caso, un po’ di assistenza all’inizio li aiuterà a non sentirsi frustrati, soprattutto per compiti più complessi come infilarsi le scarpe o agganciare i bottoni. Poco per volta si insegnerà loro ad acquisire più autonomia e a mettere a posto i vestiti usati nell’armadio o nella cesta dei panni sporchi, anziché lasciarli sul letto o in giro per la stanza.
Dai 7-8 anni in poi, i ragazzi sono in grado di gestire compiti più complessi, come dare una mano a preparare la tavola o a sparecchiare, oppure a riporre gli asciugamani puliti nel mobiletto del bagno. In questa fase è possibile cominciare a insegnare loro a prendersi cura degli altri oltre che di se stessi. È possibile assegnare a loro il compito di cambiare quotidianamente l’acqua nella ciotola del proprio animale domestico, oppure controllare le attività di un fratellino più piccolo.
Per sviluppare in maniera stimolante la concezione di responsabilità familiari nei ragazzi, si può gestire insieme l’avventura di seminare e curare una piantina, annotando quotidianamente su un quaderno i progressi e gli avanzamenti. Così si confronteranno con la routine, con l’importanza di essere costanti anche nei giorni in cui sembra non succedere nulla, e con il valore della pazienza e del rispetto delle tempistiche altrui.
2. Fare in modo che l’ambiente sia a misura di bambino
Pretendere che un bambino metta a posto i vestiti in un cassetto troppo alto o che prepari la tavola utilizzando piatti o bicchieri che fatica a raggiungere può rendere frustrante lo svolgimento delle mansioni domestiche.
Una buona scelta è dotare la cameretta di armadi a misura di bambino, dove i piccoli potranno riporre gli abiti senza sforzi fisici, oppure preparare stoviglie e posate sul bancone della cucina, dove potranno prenderle senza problemi e sistemarle sulla tavola.
3. Partire dalla cura di sé per arrivare alla cura degli altri
Il miglior modo per responsabilizzare i ragazzi è far sì che imparino prima di tutto a prendersi cura di se stessi, per poi estendere le responsabilità ad altre persone o alle proprietà comuni.
Nei primi anni di vita, le responsabilità dei bambini riguarderanno soprattutto la cameretta, una sorta di piccolo mondo personale che dovranno imparare a curare e gestire. Una volta in età scolare, impareranno a rispettare gli ambienti comuni, come la sala da pranzo e il bagno, e a contribuire al loro mantenimento insieme agli altri membri del nucleo familiare.
4. Preferire il rinforzo positivo alla punizione
Non tutti i compiti riusciranno al primo tentativo e non tutti i giorni filerà tutto liscio. Mostrare ai ragazzi che i loro sforzi sono compresi e valorizzati li spingerà a fare meglio la volta successiva e a impegnarsi di più. Al contrario, una punizione inferta nonostante l’impegno messo nello svolgimento di un compito potrebbe demotivarli. Molto meglio sedersi con loro e cercare di capire cosa non va nello svolgimento delle proprie mansioni, in modo che il rapporto con le responsabilità familiari non diventi un fardello che non vedono l’ora di scrollarsi di dosso.
Facciamo un esempio: con un gesto inconsulto il bambino ha rovesciato una bottiglia e adesso il pavimento è coperto d’acqua, ma il piccolo non ha voglia di pulire. La via più comoda per il genitore è sgridare il bambino e ordinargli di asciugare, ma è davvero un modo corretto per insegnargli ad essere responsabile?
Molto più efficace è spiegare al piccolo che un incidente può capitare, ma che è necessario asciugare l’acqua subito perché altrimenti qualcuno potrebbe scivolare e farsi male. A quel punto, lo si assisterà porgendogli della carta assorbente o uno straccio e restandogli accanto mentre ripulisce.
Sebbene richieda uno sforzo maggiore, in questo modo il bambino apprenderà che le azioni hanno conseguenze e farà maggiore attenzione la prossima volta, ma, allo stesso tempo, il suo senso di fiducia nel supporto della famiglia verrà rinforzato. Al contrario, se il bambino viene soltanto redarguito per aver rovesciato l’acqua, la volta successiva cercherà di coprire il misfatto per non incorrere in un’altra punizione di cui non comprende a fondo il senso.
5. Creare dei riti condivisi
Poiché i bambini vengono introdotti in una società strutturata sin da piccoli – si comincia a pochissimi anni di vita con la scuola dell’infanzia – insegnar loro a rispettare dei piccoli rituali di condivisione è molto utile perché non si sentano disorientati non appena arriva il momento di confrontarsi con un sistema di regole esterno.
Il rituale più semplice e conviviale è quello del pasto. Perché i bambini imparino a rapportarsi con orari e agende condivise, è utile impegnarsi a pranzare o cenare sempre alla stessa ora e nella stessa stanza. La tavola è preparata e sparecchiata insieme e il pasto è un momento di scambio nel quale genitori e figli consolidano il proprio legame. In questo modo la condivisione non appare come un atto imposto, ma diventa un’occasione di arricchimento e di gioia.
Un altro rituale condiviso può essere l’abitudine di togliersi le scarpe quando si entra in casa e riporle in una scarpiera, in modo da mantenere più pulito l’ambiente domestico. Idem per soprabiti, sciarpe e cappotti, che andranno messi su un attaccapanni, pronti per la prossima uscita.
6. Mostrar loro che ogni membro della famiglia fa la sua parte
Sentirsi utili è un buon motivatore quando si tratta di assumersi le proprie responsabilità familiari e portarle a termine.
Per far sentire i bambini più coinvolti nella gestione della casa e mostrare loro che ognuno fa la sua parte, può essere utile preparare un tabella, una sorta di calendario settimanale, dove a ogni membro della famiglia è assegnato un colore. La tabella riporterà i compiti da svolgere, che saranno segnati come completati con un post-it colorato o una piccola calamita man mano che vengono svolti.
In questo modo i ragazzi si confronteranno con il lavoro di squadra e si sentiranno parte del nucleo familiare, con maggiore motivazione a svolgere le proprie mansioni e aggiungere il proprio contributo sulla tabella.
7. Non sovraccaricare i figli più grandi con responsabilità che non gli competono
Corollario della prima regola di questo elenco, quando si suddividono le responsabilità familiari è importante assegnare compiti ai ragazzi sempre tenendo conto delle loro effettive possibilità.
Un bambino di 7 o 8 anni potrà facilmente dare una mano a un fratellino più piccolo a preparasi, ma non si può pretendere che gli faccia da babysitter. Allo stesso modo, assistere nella cura di un animale domestico è un ottimo modo per insegnargli a prendersi cura degli altri, ma è ancora presto perché la responsabilità totale dell’animale possa essergli affidata.
Questo principio non perde di valore quando i ragazzi diventano più grandi. Un figlio adolescente, ad esempio, è in grado di stare a casa da solo e sorvegliare i fratelli più piccoli, ma un aiuto di questo tipo non deve essere dato per scontato soltanto perché è il figlio più grande.
La responsabilità ultima dei bambini resta sempre degli adulti: i figli maggiori possono dare una mano, ma il loro aiuto non è un dovere che essi hanno nei confronti dei genitori.
I figli adolescenti, seppur più maturi e autonomi rispetto ai bambini, restano comunque persone che stanno ancora crescendo e che, in particolare, si confrontano con cambiamenti fisiologici e sociali che non sempre riescono a comprendere fino in fondo. Sebbene si trovino in un’età in cui tendono a sfidare il mondo, la verità è che hanno ancora bisogno di essere protetti. Infine, non bisogna dimenticare che è giusto che gli adolescenti siano liberi di esplorare le proprie passioni, amicizie e sensazioni anche al di fuori del nucleo familiare perché possano crescere in maniera serena.
Se si ha bisogno di una mano da parte dei figli più grandi, una buona pratica, oltre al domandare se sono effettivamente disponibili a occuparsi dei fratellini per una sera, è retribuire il loro impegno con una piccola paghetta. Così cominceranno a confrontarsi con le responsabilità lavorative, oltre ad essere più motivati a svolgere il compito che viene loro richiesto.
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