Un sano sviluppo personale e relazionale passa attraverso una comunicazione aperta in famiglia. Trovare il giusto modo di esprimersi con i diversi membri del nucleo familiare ci insegna il valore della comprensione, del rispetto delle opinioni altrui e dell’ascolto degli altri e di se stessi.
Non solo: le strategie comunicative messe in atto in questo contesto sono particolarmente rilevanti, poiché è sulla base di esse che i ragazzi apprendono come comportarsi con gli altri, ossia con le persone appartenenti agli altri gruppi sociali di cui faranno parte nel corso della vita.
In quanti modi possiamo comunicare?
Per comprendere l’importanza di implementare strategie di comunicazione efficace in famiglia bisogna rendersi conto del grande numero di canali utilizzati dall’uomo per comunicare. Diamo voce ai nostri pensieri con parole e discorsi, questo è assodato, ma buona parte del messaggio che vogliamo esprimere è spesso veicolato da altri canali. Comunichiamo con prosodia e intonazioni, con espressioni del viso e posizioni del corpo, persino con il silenzio. E queste vie di espressione non verbali sono spesso quelle a cui i bambini, soprattutto se molto piccoli, sono più attenti e sensibili.
Davanti alla consapevolezza che, come usava affermare lo psicologo Paul Watzlawick, per l’uomo è impossibile non comunicare, diventa necessario attivarsi per creare un ambiente familiare salutare e collaborativo.
Perché è importante ricorrere a una comunicazione aperta in famiglia
Le scienze sociali considerano ogni gruppo o organizzazione di persone come un sistema che può assumere diverse forme in base a come è strutturato. I componenti all’interno del sistema interagiscono tra loro e, così facendo, si influenzano a vicenda. Nel caso della famiglia, possiamo parlare di un sistema che è in costante trasformazione e nel quale i membri sono in contatto con tutti gli altri componenti.
Questo vuol dire che ogni azione, comportamento o scelta comunicativa nasce come conseguenza degli stili di interazione adottati da e tra tutti i membri del gruppo sociale. Un bambino che si comporta male potrebbe agire in quel modo poiché l’unico esempio che ha da seguire è una comunicazione ostile tra i due genitori, e non perché è maleducato o aggressivo.
5 suggerimenti per la creazione di strategie comunicative efficaci in famiglia
In che modo, quindi, è possibile favorire la creazione di un ambiente familiare sereno e collaborativo attraverso la comunicazione? Ecco 5 regole da tenere a mente.
Ascoltare cosa gli altri membri familiari cercano di dirci
Promuovere una comunicazione aperta in famiglia vuol dire partire dall’ascolto: in questo modo è possibile creare e rafforzare una connessione empatica tra i membri del nucleo familiare.
Porsi in ascolto vuol dire mettersi nei panni dell’altro e dare valore alle sue emozioni, comprendendo le cause profonde dietro i comportamenti e le scelte, in maniera supportiva e non giudicante.
Se, invece, ci si pone in maniera difensiva o ostile quando l’altra persona esprime i propri bisogni, il dialogo deraglierà facilmente in un conflitto. Sul lungo termine, questo porterà le altre persone a chiudersi e cercare supporto altrove.
Fare attenzione al linguaggio non verbale
Come anticipato in precedenza, non si comunica solo con le parole, ma anche con atteggiamenti, espressioni, gesti e silenzi. Se la comunicazione non verbale è in contrasto con ciò che viene espresso a parole, questo genererà confusione e sfiducia nelle altre persone, particolarmente nei bambini, che colgono tali incoerenze e non sempre sanno come interpretarle.
Dare per primi il buon esempio
È questa la via principale per l’instaurazione di una comunicazione aperta in famiglia e non solo. I bambini in particolare apprendono soprattutto per imitazione e sono in grado di notare incongruenze tra ciò che viene detto loro di fare e ciò che osservano nei comportamenti altrui. Se ci si pone abitualmente con gentilezza, se si dialoga in maniera aperta e positiva, i bambini seguiranno in maniera naturale il nostro esempio.
Dare dignità alle emozioni
Ogni emozione ha un nome e una propria dignità. Come approfondito in un articolo precedente, riconoscere e dare valore alle singole sensazioni è il primo passo per una migliore comprensione di sé e per la creazione di un ambiente familiare collaborativo.
Ad esempio, se un bambino non vuole tornare a casa perché si sta divertendo al parco, gli si potrà dire “So che giocare è divertente, ma adesso dobbiamo andare. Dopo cena potrai continuare a giocare”.
Vale per tutte le emozioni, anche quelle più scomode: chiedere alle altre persone di sopprimere rabbia o tristezza perché ci mettono a disagio è una pessima abitudine. Per quanto difficile, prendere consapevolezza di ogni sfaccettatura dell’esperienza umana aiuta a non diventare adulti incapaci di esprimere emozioni.
Essere aperti alla negoziazione
Punizione: argomento controverso. Come comportarsi quando schemi consolidati in precedenza vengono sfidati o messi in discussione?
Se si è lavorato bene per l’implementazione di una comunicazione aperta in famiglia, gestire le contestazioni dovrebbe essere più semplice. Vale in particolare quando ci sono figli adolescenti, che attraversano una fase della vita in cui la ribellione è, per certi versi, fisiologica.
Anche in questo caso, la regola è comunicare apertamente. Non si può pretendere che l’altra persona accetti di veder negati i propri bisogni e desideri solo perché lo dice un genitore o perché si è sempre fatto in un certo modo, poiché atteggiamenti di questo tipo non fanno che generare malcontento e confusione. Se sono state imposte delle regole, è giusto che queste siano supportate da motivazioni. In questo modo sarà più facile comprendere il perché di determinati divieti e sacrifici ed eventualmente modificare le regole stesse, qualora le condizioni dovessero cambiare.
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Stili comunicativi da evitare
Una volta analizzate le vie più efficaci per l’instaurazione di strategie di comunicazione aperta in famiglia, è bene prendere consapevolezza di quali sono i modi sbagliati per la creazione di un dialogo funzionale. I seguenti stili di comunicazione, sebbene piuttosto comuni, sono generalmente deleteri per i rapporti familiari e sociali e andrebbero evitati.
Comunicazione aggressiva
È una modalità di comunicazione ostile, nella quale una persona si pone generalmente in maniera dominante, ignorando pensieri, sentimenti e richieste altrui. Chi ne fa uso tiene conto delle proprie necessità, spesso imponendole agli altri membri del nucleo familiare, i cui bisogni sono generalmente percepiti come meno importanti.
Comunicazione passiva
Qui siamo davanti a una comunicazione chiusa e non meno malsana di quella analizzata in precedenza: mentre nel primo caso ci si poneva in posizione dominante, qui accade il contrario. La persona che utilizza questo stile comunicativo subisce passivamente le azioni e le decisioni degli altri membri del nucleo familiare, senza esprimere le proprie necessità e convinzioni se queste sono in disaccordo con quelle della maggioranza.
I comunicatori passivi sono spesso people-pleaser, ovvero persone che tendono a mettere i propri bisogni in secondo piano pur di compiacere gli altri, anche se questo vuol dire andare in contrasto con i propri valori, cosa che sul lungo termine può essere logorante.
Comunicazione passivo-aggressiva
Si tratta di uno stile comunicativo dove intenzioni ostili vengono mascherate da belle parole e atteggiamenti accomodanti o passivi, dove si fa utilizzo del sarcasmo, del trattamento del silenzio e dell’esclusione.
È un modo di comunicare potenzialmente molto tossico, poiché un trattamento passivo-aggressivo fa leva soprattutto su confusione e sensi di colpa percepiti dalla persona che lo subisce.
Ad esempio, davanti a una richiesta che non viene soddisfatta, una persona passivo-aggressiva potrebbe reagire con un mellifluo “Non preoccuparti, sono abituato a fare sempre tutto da solo”. È evidente come la facciata di accettazione nasconda in realtà una velata accusa, laddove la strategia comunicativa più funzionale sarebbe quella di far presente i propri bisogni in maniera chiara e cercare insieme agli altri una soluzione condivisa.
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