Un corridoio buio, un mostro nascosto da qualche parte, la consapevolezza di dover affrontare tutto da soli: l’infanzia non è soltanto un periodo di giochi e scoperte, ma anche di timori profondi, spesso non del tutto compresi. Una delle difficoltà più comuni per i genitori è comprendere come affrontare le paure e l’ansia nel bambino in maniera efficace e senza che il piccolo si senta sminuito.
In questo articolo analizzeremo le paure più comuni nei piccoli, le cause dell’ansia nel bambino e le strategie più efficaci per gestire le situazioni più comuni.
Differenza tra paura e ansia
Sebbene i due termini vengano spesso utilizzati come sinonimi, ansia e paura non sono la stessa cosa.
La paura è un’emozione presente in tutti gli esseri viventi, forse la più ancestrale delle emozioni, poiché fondamentale per la sopravvivenza. Difatti, la paura in natura viene sperimentata nel momento in cui ci si trova di fronte a una minaccia di qualche tipo, e lo stato di forte vigilanza che ne consegue serve a preparare il corpo alle due reazioni innate in questi casi: affrontare la minaccia o fuggire per mettersi al riparo.
L’ansia è uno stato di agitazione che si verifica al pensiero di una minaccia, anche se questa non si è palesata. Se è normale provarla in specifiche situazioni, ad esempio prima di un esame importante o quando una persona cara sta subendo un intervento chirurgico, in alcuni casi l’ansia può diventare patologica se si manifesta senza una causa apparente e diventa così importante da intaccare la funzionalità personale e sociale di chi la vive.
Quali sono le più comuni paure nel bambino?
Davanti a questa distinzione, è evidente come la paura nei bambini sia necessaria, poiché permette loro di esplorare un aspetto fondamentale dell’esperienza umana e sviluppare abilità di vigilanza e reazione. Tuttavia, le paure nei bambini sono spesso peculiari, poiché non riguardano soltanto situazioni verosimili, ma possono essere legate anche al timore di esseri o situazioni inesistenti.
Le più comuni paure dei bambini possono essere schematizzate in queste categorie:
- Paure innate. Sono quelle più ancestrali e presenti sin dalla nascita in ogni essere vivente. Riguardano soprattutto eventi repentini o inaspettati, come ad esempio un rumore improvviso o un fulmine, che spesso sono sinonimo di pericolo in natura.
- Paura dell’estraneo. Si manifestano durante la crescita, in genere a partire dagli 8 mesi, quando si entra in contatto con sconosciuti o con ambienti non ancora esplorati.
- Paura della separazione da un genitore o un caregiver. Comincia a manifestarsi in maniera importante a partire dai 12 mesi di età, con un picco intorno ai 2-3 anni.
- Paura dei mostri, dei fantasmi, delle streghe di altre creature immaginarie malvagie o di situazioni in cui potrebbero nascondersi, ad esempio il buio. Si manifestano in genere tra i 3 e i 5 anni.
- Paura di minacce alla propria incolumità (ladri, rapitori, malattie). SI verificano soprattutto tra i 6 e i 12 anni.
- Paure derivanti da traumi. Riguardano eventi passati dolorosi o particolarmente traumatizzanti, ad esempio paura degli aghi in chi ha subito punture dolorose, o paura dell’acqua in chi ha bevuto facendo il bagno.
3 consigli per affrontare la paura del buio o dei mostri
Se è possibile usare la ragione per aiutare i bambini a comprendere e superare le paure innate o situazionali, diverso è il discorso quando il piccolo ci confida di aver paura del buio o dei fantasmi. Si tratta di una paura molto comune, che ha le sue radici nel pensiero di stampo animistico dei bambini più piccoli – che tendono a pensare che ogni cosa sia animata – e si sviluppa nel momento in cui il piccolo proietta verso l’esterno preoccupazioni e timori nei confronti dell’ignoto che non è in grado di spiegare.
Nella maggior parte dei casi, i genitori rispondono automaticamente che non c’è nulla di cui preoccuparsi, finendo involontariamente con l’invalidare i timori del bambino.
Ecco come fare per supportarlo in maniera più efficace:
- Cerca di comprendere cosa rappresenta l’entità fantastica per il bambino. Anziché minimizzare, cosa che porterebbe il piccolo a sentirsi incompreso o addirittura stupido, parla con lui e cerca di capire qual è il significato nascosto dietro la sua paura.
- Non sottovalutare l’impatto della notte. Le paure dei bambini si manifestano soprattutto durante la notte poiché è il momento in cui i genitori non sono vigili al loro fianco. Alle paure incomprese che essi già provano si aggiunge l’ansia dell’abbandono, che aumenta il loro senso di perdita di controllo. Una buona strategia è affidare al piccolo un oggetto o aggiungere alla cameretta un elemento rassicurante che lo faccia sentire protetto.
- Crea una narrazione che aiuti il bambino a esorcizzare la paura. Una strategia creativa e vincente è quella di leggergli (o scrivere su misura) una storia nella quale il protagonista abbia paura di un mostro simile, in modo che possa immedesimarsi. In storie di questo tipo, generalmente il protagonista scopre vulnerabilità e difetti del mostro, oppure capisce come sconfiggerlo. In questo modo è più facile per il bambino razionalizzare la sua paura, gestirla o viverla in maniera meno totalizzante.
L’ansia nel bambino: come riconoscerla
I disturbi d’ansia nel bambino rappresentano una patologia psichiatrica relativamente comune in età evolutiva, tuttavia, proprio per la loro complessità, non vanno sottovalutati. L’insorgenza di un disturbo d’ansia nel bambino può avvenire a causa di diversi fattori – predisposizioni genetiche, temperamento e fattori ambientali sono le più comuni – ma il modo in cui si manifesta non è differente da ciò che accade negli adulti.
L’ansia nel bambino è spesso caratterizzata dal timore che possa accadere qualcosa di brutto ai suoi o a se stesso, ad esempio un incidente oppure il non riuscire a superare un compito o un esercizio impegnativo. Questi turbamenti radicati nel profondo possono somatizzarsi in malesseri fisici come mal di testa, vomito o dolori, e incidere sulla soglia dell’attenzione e sui livelli di energia.
Tra i più comuni disturbi d’ansia nel bambino possiamo annoverare:
- Disturbo d’ansia da separazione. Si manifesta con la paura eccessiva che possa accadere qualcosa ai caregiver quando sono altrove, con persistenti difficoltà a lasciarsi andare o a uscire di casa.
- Mutismo selettivo. Il bambino è incapace di parlare in uno specifico contesto, mentre non manifesta difficoltà in altre situazioni.
- Fobie specifiche. Il bambino prova un disagio debilitante e sproporzionato quando si confronta con situazioni specifiche – paura di volare, paura degli aghi, paura di uno specifico animale – arrivando a mettere in atto strategie di evitamento.
- Disturbo d’ansia sociale o fobia sociale. Il bambino prova un forte disagio nelle situazioni in cui deve confrontarsi con altre persone, temendone in maniera eccessiva il giudizio o sentendosi costantemente osservato.
Aiutare il bambino a gestire l’ansia in 7 passi
Imparare a gestire l’ansia nel bambino può essere un compito sfidante, ma ci sono strategie utili per guidare il piccolo nella comprensione del suo malessere.
Ecco 7 elementi di cui tenere conto.
- Spiega al bambino cos’è l’ansia. Mai minimizzare, ma chiamare sempre le cose con il loro nome! Spiegare al bambino che l’ansia è un meccanismo del corpo che può scattare in alcune situazioni ma che non è realmente specchio di un pericolo e – soprattutto! – che ha una durata limitata nel tempo può aiutarlo ad avere meno paura.
- Ascolta il bambino quando ti confida i suoi sentimenti. È una pratica basilare in ogni legame ben fondato. Vivere continuamente nella paura che accada qualcosa di terribile è un fardello enorme per chiunque, soprattutto per un bambino.
- Non lasciarti spaventare dalla condizione del bambino. Se l’ansia nel bambino si manifesta con sintomi di malessere fisico, è importante mantenere la calma e rassicurarlo, per non aggiungergli ulteriore preoccupazione.
- Insegna al bambino ad accettare l’incertezza. Questo è uno dei passaggi più complessi. Un bambino teso perché ha paura di un compito in classe verrà da noi in cerca di rassicurazioni, ma nessuno ha la certezza che il test andrà bene. Promettergli risultati che poi non si verificheranno potrebbe essere controproducente. Molto meglio è dirgli che abbiamo fiducia nelle sue capacità e che, qualsiasi cosa accada, sarà in grado di gestirla.
- Aiuta il bambino ad avere aspettative realistiche. L’ansia nel bambino può portarlo a immaginare scenari catastrofici spesso inverosimili. Il supporto degli adulti, in queste situazioni, si focalizzerà nel guidarlo attraverso un pensiero realistico che tenga conto della pericolosità delle situazioni in maniera più accurata.
- Supporta il bambino quando si confronta con le sue paure. In alcuni casi – ad esempio quando si soffre di ansia sociale o di fobie specifiche – il bambino potrebbe cercare di gestire le sue paure evitando le situazioni che gli creano malessere. Molto più funzionale, invece, è supportarlo mentre le affronta, sostenendolo e rassicurandolo, una strategia che nel lungo termine potrebbe portargli vantaggi inaspettati, come la scoperta di una nuova passione o la possibilità di nuove amicizie.
- Premia i suoi sforzi. Affrontare una situazione d’ansia non è semplice nemmeno per un adulto! Quando il bambino raggiunge dei piccoli traguardi – ad esempio completa un esercizio sul quale era rimasto a lungo bloccato per la paura – è importante che il suo impegno venga riconosciuto, in modo che sia stimolato a non arrendersi anche in futuro.
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Gestire l’ansia nel bambino con la psicoterapia e la meditazione
Quando l’ansia nel bambino diventa così totalizzante da rendergli difficile svolgere le sue attività quotidiane, la pratica di tecniche di rilassamento o respirazione può essere un modo per disinnescare i pensieri negativi e riconnettersi con il presente.
Se il malessere è persistente e debilitante nel lungo termine, tuttavia, la migliore soluzione è rivolgersi a un professionista della salute mentale. Uno psicoterapeuta specializzato in disturbi d’ansia nel bambino e nell’adolescente è la figura più indicata per supportare il bambino e i familiari nella gestione delle paure e nell’elaborazione di pensieri e strategie più funzionali.
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