Una delle difficoltà con cui genitori e figli si confrontano durante l’infanzia è l’inserimento del bambino all’asilo nido. Si tratta di una fase di transizione durante la quale routine familiari e confortanti vengono modificate, in un processo che porta il sistema famiglia ad aprirsi a nuove figure, ed è di fatto il momento in cui il bambino comincia il suo inserimento in una società strutturata.
Si tratta di una fase delicata per tutti i membri del nucleo familiare: il bambino deve imparare a fare a meno dei caregiver più importanti per diverse ore al giorno, mentre i genitori devono farsi da parte e affidarsi a un estraneo per la cura del loro bene più prezioso.
In questo articolo affronteremo gli aspetti chiave dell’inserimento all’asilo nido, elaborando una serie di consigli utili per facilitare questa transizione alla famiglia.
A che età si può cominciare l’inserimento del bambino al nido?
L’inserimento del bambino all’asilo nido può comportare sfide differenti per ogni famiglia. Non esiste un riferimento di tempo ideale valido in maniera universale, poiché bisogna tener conto di diversi fattori, come ad esempio il temperamento del bambino, che potrebbe essere più o meno socievole nei confronti degli estranei, o la lunghezza del periodo di allattamento al seno.
Per questo motivo, alcuni bambini possono cominciare a frequentare il nido già tra i 6 e i 9 mesi, mentre per altri potrebbe essere opportuno attendere fino ai 2 anni di età.
Cosa comportano i cambiamenti nella routine?
I cambiamenti nella routine domestica derivanti dall’inizio della scuola dell’infanzia, possono stancare notevolmente i bambini e provocare in loro sentimenti come rabbia, tristezza e paura.
Il senso di frustrazione che ne deriva può essere così importante da portare alla regressione in alcune competenze acquisite. I bambini potrebbero ricominciare a svegliarsi di notte, rifiutare i pasti o cercare i genitori in maniera più insistente. Sebbene si tratti di dinamiche passeggere, è bene non sottovalutare questi segnali e rassicurare il bambino senza dare per scontato che prima o poi si abituerà.
Per rendere meno traumatica la fase di inserimento del bambino all’asilo nido, è bene tener conto delle linee guida del Ministero dell’Istruzione Orientamenti Nazionali per i Servizi Educativi per l’Infanzia, secondo le quali non è il bambino che deve adattarsi al contesto, ma è quest’ultimo che deve essere predisposto affinché il bambino possa ambientarsi e utilizzare le proprie risorse e potenzialità.
In tal senso, è consigliabile scegliere sempre strutture che tengano conto dei bisogni dei bambini nei primi 3 anni di vita, ossia il poter fare affidamento su legami sicuri e amorevoli e il poter esplorare l’ambiente intorno in autonomia e sicurezza.
Quanto dura l’inserimento del bambino all’asilo nido?
Generalmente la fase di inserimento del bambino all’asilo nido dura intorno a una settimana. Le migliori strutture coinvolgono i genitori nei primi giorni, in modo che il passaggio avvenga in maniera graduale, e tengono traccia delle reazioni dei piccoli, adattando la fase di distacco in base alle esigenze dei singoli bambini. Alcuni si sentono più sicuri anche dopo qualche ora, mentre per altri potrebbe essere necessario fare affidamento su un genitore per un paio di giorni.
Inserimento al nido: 7 consigli per i genitori
Di seguito analizzeremo 7 strategie per gestire la fase di distacco e supportare l’inserimento del bambino all’asilo nido.
1. Mostrarsi sereni
È questo il precetto da cui partire ogni volta che bisogna affrontare un cambiamento importante nei ritmi della routine familiare. Sebbene il distacco dal piccolo dopo un lungo periodo di accudimento esclusivo si dimostri spesso problematico anche per i genitori, più questi si dimostrano tranquilli e rilassati, più sarà facile per il piccolo assimilare la loro serenità. Entrare in struttura con il sorriso e, in generale, trasmettere gioia e tranquillità attraverso le espressioni facciali è un dettaglio fondamentale per supportare il piccolo in questo cambiamento così importante.
2. Ascoltare le emozioni del bambino
Essere presenti per il bambino vuol dire soprattutto ascoltarlo e fargli capire che il suo stato d’animo si rispecchia nel nostro.
Se il piccolo è triste o spaventato, è bene utilizzare sempre parole di conforto e rassicurarlo, senza mai sminuire il suo disagio o cercare di cambiare argomento. Se, invece, si mostra curioso ed eccitato, supportare questa sua positività è un ottimo modo per favorire l’inserimento del bambino all’asilo nido.
3. Salutare sempre il bambino
A differenza di quanto si pensi, andarsene di nascosto mentre il bambino è distratto è una pessima strategia, che potrebbe farlo sentire abbandonato o tradito. Non è necessario spiegare nel dettaglio cosa accadrà: una frase del tipo “Vado a fare la spesa, ma poi torno a prenderti” è sufficiente, purché ci si ritagli sempre un momento per congedarsi.
4. Resistere ai capricci
È forse il compito più difficile: una volta che ci è congedati, non si torna indietro, neppure se il bambino fa i capricci.
Lo sappiamo: sentir piangere il proprio piccino è un dolore profondo per i genitori, che possono finire col sentirsi pesantemente in colpa. In questa fase bisogna essere saldi e ripetersi che si tratta di un momento di transizione. Se si mettono in atto i consigli precedenti, il bambino imparerà presto a confidare nel fatto che il genitore non è andato via per sempre, ma tornerà a riprenderlo.
5. Accogliere il bambino con entusiasmo alla fine della giornata
Espressioni come “Che bello rivederti” e “Ti ho pensato tanto oggi” rassicurano il piccolo quando arriva il momento di tornare a casa. In questa fase si può chiedere al bambino di raccontare cosa ha fatto e come è andata la sua giornata, in modo da supportare la compenetrazione della routine scolastica con quella familiare, e fagli capire che i due mondi coesistono anche quando non si incontrano.
6. Consegnare al bambino qualcosa che gli ricordi i genitori
Soprattutto i primi tempi, può essere utile affidare al bambino qualcosa che gli ricordi casa. Un bigliettino con un cuore disegnato sopra o una fotografia da tenere in tasca può dargli conforto nel momento in cui si sentirà spaesato.
Un’altra idea è consegnarli un oggetto dicendogli di restituircelo alla fine della giornata, in modo che sappia che il momento di ricongiungersi con i genitori arriverà presto.
Un ultimo consiglio è spruzzare un po’ di profumo della mamma sui suoi vestiti, così che possa sentire un odore familiare e rassicurante.
7. Collaborare con gli educatori
Gli educatori del nido si fanno carico di un compito molto importante nella crescita del bambino. Diventano dei veri e propri alleati dei genitori, che contribuiranno alla formazione del piccolo e al suo accudimento. Per questo motivo, è bene instaurare con loro un rapporto di fiducia e ascoltare le osservazioni e i consigli che questi hanno da dare.
Un buon modo per allineare queste figure nella mente del bambino è assimilare alcune abitudini apprese al nido nella routine familiare, ad esempio, se al nido si mangia tutti a tavola, si può fare lo stesso anche a casa.
Cosa fare se l’inserimento del bambino al nido è difficile?
Durante la fase di inserimento del bambino all’asilo nido, come accennato in precedenza, si possono verificare squilibri e regressioni in abitudini apprese, che potrebbero preoccupare i genitori.
Stanchezza persistente, sonni più lunghi o interrotti, pianto immotivato e nervosismo, o rifiuto del cibo sono alcune manifestazioni di disagio piuttosto comuni e, nella maggior parte dei casi, temporanee.
La prima cosa da fare è tener traccia di queste manifestazioni e non allarmarsi, ma piuttosto confrontarsi con gli educatori e ascoltare le loro osservazioni. Talvolta è sufficiente aspettare un po’ di tempo – magari il problema è che i ritmi del nido non coincidono con quelli della routine a cui il piccolo è abituato – e gli educatori possono dare consigli preziosi su come facilitare questa transizione.
Se la fase di disagio dovesse persistere e l’inserimento mostrarsi problematico a lungo, la cosa migliore è rivolgersi a un esperto di psicologia infantile, una figura professionale in grado di fornire suggerimenti e spunti di riflessione che aiutino i genitori e il bambino in un momento così complesso e delicato.
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