La più difficile lezione che si impara da genitori è che i figli non sono un’estensione di sé, ma persone con una propria individualità che, a un certo punto nella loro vita, sentiranno il bisogno di distaccarsi dalla famiglia per tracciare una propria strada. Questo percorso di autodeterminazione comincia generalmente in adolescenza, un periodo delicato sia per i genitori che per i figli: i primi devono imparare a lasciar liberi i ragazzi senza però perdere di vista la loro sicurezza, i secondi devono confrontarsi con se stessi per comprendere chi sono e cosa desiderano dalla vita.
Affrontare il distacco dei figli in adolescenza può essere complicato perché, soprattutto per i genitori, è necessario tenersi in equilibrio su un costante cambiamento. Se è vero che, per crescere sani, i ragazzi devono imparare a essere indipendenti, è altrettanto vero che non hanno ancora i mezzi e l’esperienza per essere del tutto autonomi e proteggersi dai pericoli.
In questo articolo affronteremo l’argomento suggerendo 7 strategie – più un consiglio bonus! – per gestire l’età adolescenziale dei figli e accompagnare il loro distacco dalla famiglia nella maniera più funzionale.
Il distacco dei figli in adolescenza: un periodo di grandi cambiamenti
L’adolescenza è la fase di transizione che intercorre tra l’infanzia e l’età adulta. Generalmente comincia con l’arrivo della pubertà, intorno ai 12-14 anni, e può ritenersi conclusa intorno ai 21 anni. È un periodo di profondi cambiamenti fisiologici e mentali. Si cresce in altezza, vengono sviluppati i caratteri sessuali secondari, la voce cambia, le ragazze si confrontano con il ciclo mestruale. A ciò si accompagna la comparsa di sensazioni ed emozioni mai provate prima, come l’innamoramento e la libido, il desiderio di sentirsi accettati dai propri pari – al di fuori dal nucleo familiare – e, allo stesso tempo, la necessità di trovare una propria individualità.
Se, per alcune persone, l’adolescenza è un meraviglioso periodo di primi amori e nuove scoperte, per altre può essere una fase complessa o addirittura dolorosa, ed è fondamentale che i genitori sappiano rassicurare i figli, pur concedendo loro lo spazio di cui hanno bisogno.
7 regole per affrontare il distacco dei figli in adolescenza
Una delle caratteristiche che più confonde i genitori con figli adolescenti è una costante ribellione e messa in discussione delle regole e delle dinamiche consolidate. È un comportamento, per certi versi, fisiologico ed è possibile far sì che diventi il punto di partenza per un dialogo dinamico e onesto con i ragazzi, se lo si gestisce nel modo giusto.
Il vantaggio dell’essere genitori è poter vedere entrambe le facce della medaglia. Un genitore è consapevole di rischi e pericoli esterni che a un adolescente sfuggono e può decidere di mettere in atto pratiche per proteggere i ragazzi. Ma, poiché un genitore è stato un adolescente a sua volta, ricordare quanto quei cambiamenti così profondi facevano sentire eccitati e spaventati allo stesso tempo può essere utile per empatizzare più facilmente con i ragazzi.
Ecco 7 regole da tenere a mente per affrontare il distacco dei figli in adolescenza in maniera funzionale.
1. Riconoscere l’individualità dei figli adolescenti
Anche se giovane e inesperto, un adolescente non è un bambino da guidare e istruire, ma comincia a mostrare tratti di personalità sempre più definiti: ha le sue ideologie, le sue passioni, i suoi desideri e le sue paure. Il punto di partenza per costruire un rapporto solido con lui è riconoscere la sua individualità senza farlo sentire sminuito.
Vale soprattutto in relazione a ciò che lo turba o lo fa soffrire: è necessario approcciare le difficoltà dei ragazzi con grande empatia e ascolto, poiché minimizzare i loro problemi o – al contrario – farli sentire sbagliati a causa di essi li porterà a chiudersi al dialogo. È importante ricordare come aspetti della vita che per un adulto sono marginali, come ad esempio l’accettazione da parte di un gruppo di persone, per gli adolescenti sono spesso la base del proprio mondo.
2. Farli sentire al sicuro ma allo stesso tempo liberi
Il secondo passo è probabilmente il più difficile. Bisogna accettare di lasciar andare quello che, per molti genitori, è ancora un bambino inesperto e, cosa ancora più importante, esserci quando i ragazzi lo concederanno.
Il genitore deve diventare una sorta di porto sicuro, un faro che ricordi ai ragazzi che c’è sempre un luogo dove tornare mentre esplorano il mare delle loro possibilità. Questo perché i ragazzi avranno comunque bisogno di essere supportati in determinate circostanze, e un bravo genitore deve accettare di muoversi entro i limiti che gli vengono concessi.
Anche se in buona fede e allo scopo di sincerarsi che stiano bene, nessuna invasione dei confini personali avrà esito positivo. Inutile specificare che non si spiano le chat dei ragazzi di nascosto e non si forza la comunicazione, altrimenti si finirà con il farli sentire violati e non al sicuro.
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3. Comunicazione chiara vuol dire maggiore responsabilizzazione
Non c’è spazio per l’incoerenza: le regole non possono essere ambigue o soggette a improvvise modificazioni sulla base di un’arrabbiatura temporanea.
I ragazzi devono essere consapevoli del fatto che le azioni hanno conseguenze e vale sia in famiglia che al di fuori, anzi, potremmo dire che ciò che apprendono in famiglia si rispecchia su ciò che vivono al di fuori. Insegnare ai ragazzi il senso di responsabilità passa attraverso una comunicazione che permetta loro di aver chiaro il codice di comportamento che da loro ci si aspetta, il motivo per il quale determinate limitazioni sono necessarie e cosa accadrà se non le si rispetta.
Se, invece, i ragazzi vengono istruiti a seguire le regole perché lo dicono i genitori, si comporteranno bene solo perché temono la punizione, ma non apprenderanno il senso di responsabilità che dalle regole dovrebbe derivare. Più probabile è, invece, che cercheranno di svicolare di nascosto o di coprire eventuali errori, a volte col rischio di far peggiorare la situazione.
4. Le regole non sono scritte nella pietra!
Un errore comune, particolarmente nella fase di ribellione adolescenziale, è adottare uno stile genitoriale autoritario e non democratico. Come anticipato nella regola precedente, se la comunicazione è chiara, i ragazzi apprendono il senso di responsabilità attraverso un meccanismo di azioni e conseguenze.
Un ulteriore passo è la possibilità che talune regole possano essere rimaneggiate o addirittura riscritte nel momento in cui i figli pongono obiezioni sensate e motivate, ponendo così le basi per un dialogo maturo.
5. Insegnare ai ragazzi il valore della sconfitta
È un mondo difficile: questo lo si impara spesso nella maniera più dura. Per questo motivo è importante insegnare ai ragazzi il valore della sconfitta come maestra di vita, focalizzandosi in particolare su due fronti:
- Insegnare a dar valore all’impegno, indipendentemente dal risultato: a volte gli obiettivi non vengono raggiunti a causa della sfortuna o del gioco sporco di qualcun altro, altre volte semplicemente perché qualcun altro è più bravo di noi o più adatto a ricoprire un determinato ruolo. Insegnare ai ragazzi a valutare il proprio impegno in maniera oggettiva li aiuterà ad assumersi le proprie responsabilità, a identificare i propri punti di forza e le criticità su cui impegnarsi.
- Mostrare loro che i periodi difficili possono essere affrontati senza perdere la motivazione. La sconfitta e la perdita sono esperienze frustranti e dolorose che tutti, almeno una volta, dovremo affrontare. Stare accanto ai ragazzi in questi periodi è fondamentale, così come mostrare loro la maniera più giusta di affrontarli. Anche in questo caso, è fondamentale non invalidare la loro esperienza di dolore, ma rincuorarli e far sapere loro che li sosteniamo e saremo loro accanto quando decideranno di riprovarci.
6. Insegnare ai ragazzi ad ascoltare le proprie emozioni negative
È necessario vivere le sensazioni spiacevoli senza cercare di reprimerle, altrimenti si rischia di diventare adulti incapaci di esprimere le proprie emozioni. Condividere le esperienze di vita più dure – come la perdita, il lutto, il rifiuto o la sconfitta – mostra ai ragazzi che la loro esperienza è universale e che è possibile alleviarla parlandone con le persone care. Il compito dei genitori è accogliere ciò che i ragazzi accetteranno di condividere con un orecchio attento e senza sminuire i loro disagi.
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7. Gestire i conflitti senza perdere la calma
I litigi con figli adolescenti possono essere carichi di tensione, con accuse reciproche, urla e drammatiche uscite di scena. Poiché i ragazzi devono ancora maturare, è compito dei genitori mostrare loro come le situazioni di conflitto vanno gestite. Non è semplice, ma bisogna tenere a mente chi è l’adulto della situazione e prenderla tra le mani in maniera emotivamente matura.
Se la situazione è troppo tesa, cercare un confronto può essere deleterio, perché entrambe le parti saranno sulla difensiva e poco inclini all’ascolto. Meglio lasciar calmare le acque, ascoltare le proprie emozioni e parlarne in un momento più tranquillo.
Regola bonus: avvicinarsi al mondo dei ragazzi per comprenderlo meglio
No, i telefonini e i social non sono la radice di ogni male. Che piaccia o no, fanno parte del nostro mondo e del loro in particolare. Gli adolescenti di oggi non hanno assistito all’arrivo di internet nella vita quotidiana: il web era già presente quando sono nati ed è naturale che utilizzino i social in maniera estensiva per informarsi, studiare e comunicare. Demonizzare il loro mondo non farà che creare una frattura nel rapporto, facendoli sentire incompresi e sminuiti.
Condividere insieme dei momenti online è invece un’ottima occasione per avvicinarsi e lasciarsi coinvolgere nella loro vita quotidiana. Ancora meglio se si dedica del tempo per sensibilizzare i ragazzi su un uso responsabile dei social, parlando loro dei vantaggi del mondo digitale ma anche dei suoi rischi e della risonanza globale di ogni parola o azione espressa online, sempre senza mostrarsi diffidenti nei confronti del loro strumento preferito, ma piuttosto con un occhio oggettivo e aperto alle opinioni altrui.
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