Se esiste un potere in grado di avvicinare l’essere umano a dio – qualunque sia il nostro personale rapporto con la spiritualità – questo è quello di portare nuova vita nel mondo. La capacità del corpo femminile di nutrire, ospitare e generare un altro essere umano è da sempre investita di un’aura di magico, il che ha portato alla nascita di leggende sulla fertilità sin dagli albori della storia.
Ne è un esempio la figura di Gea, o Gaia, divinità primordiale, essenza stessa della Terra che, senza alcun intervento maschile, emerse dal caos e generò il cielo, dando vita a tutto ciò che conosciamo. L’idea che la capacità di creare la vita sia prerogativa del sesso femminile è così ancestrale che alcune culture primitive, come quella degli aborigeni australiani, ritienevano che l’uomo ne fosse del tutto estraneo, persino per quanto riguarda la fecondazione!
In questo articolo andremo alla scoperta dei miti, le superstizioni e leggende più interessanti legati alla fertilità, scoprendo quanto l’argomento sia in grado di mettere d’accordo le visioni di culture lontane e diverse tra loro.
La donna e la Luna, mistiche compagne nel corso della storia
Una caratteristica comune di quasi tutte le culture ancestrali e classiche è la tendenza ad associare il concetto di femminilità con l’immagine della Luna.
Da sempre la donna ha una connessione intima con il nostro satellite: come la Luna, il corpo femminile vive e si rinnova in un continuo ciclo, quello mestruale, dove ogni completamento non è che l’inizio di una nuova stagione.
Questa connessione così immediata con il concetto di periodicità ha, però, generato anche pregiudizi e paure che, nutrite da generazioni di dominazione maschile, hanno spesso portato le donne a vivere come cittadine di seconda categoria.
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La donna come portatrice di vita e di morte
In primo luogo, come la Luna cresce fino a mostrarsi in tutto il suo splendore e poi, poco alla volta, si ritrae nell’oscurità del novilunio, l’immagine della donna portatrice di nascita è da sempre affiancata a ciò che della nascita è l’opposto: la morte, rappresentata dal buio e dal declino che conduce alla fine. Così anche le mestruazioni, uno dei processi fisiologici più naturali del corpo umano e fisiologica conclusione del ciclo, sono a lungo state oggetto di stigma e viste come segno di impurità.
Le donne mestruate sono spesso state costrette ad astenersi dall’effettuare qualsiasi tipo di lavoro o persino dal toccare oggetti di uso comune per non contaminare l’ambiente intorno, se non addirittura a ritirarsi in solitudine per tutta la durata del sanguinamento.
Ma, al di là dell’elemento di morte racchiuso nel concetto di femminilità, lo scopo di questo articolo è raccontare l’altra faccia della medaglia – la fertilità e la nuova vita cui essa conduce – e il modo in cui è stata celebrata attraverso i secoli.
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Leggende sulla fertilità nel corso dei secoli
Miti sulla fertilità nella preistoria
Il corpo femminile è stato oggetto di venerazione sin dalla preistoria. Nell’intera area mediterranea e fino alla regione danubiana sono state ritrovate testimonianze risalenti alle età della pietra – pitture, reperti o statuette – di divinità con fattezze di donna che raccontano di come, dato il suo intrinseco legame con la vita, la donna fosse ritenuta capace di mutare in animale. Esseri per metà donna e per metà pesce o uccello, rappresentazioni di labirinti sacri assimilabili all’idea dell’utero materno, ma anche idoli dalle eleganti fattezze di cigno raccontano del potere sacro conferito alla donna. In diverse pitture celebrative, le donne vengono rappresentate con il ventre gravido e la vulva gonfia.
Probabilmente molte di noi hanno già visto le iconiche statuette e i bassorilievi delle veneri preistoriche, come la Venere di Willendorf, le cui forme tondeggianti sono così pronunciate da essere lontane dall’effettiva fisicità di un essere umano e diventano simbolo di abbondanza e ricchezza.
Vale anche per culture al di là dell’oceano: tra i Nativi Americani, la donna era associata all’immagine del bisonte, creatura fortemente connessa al concetto di abbondanza, ma anche di spiritualità, poiché si credeva che i bisonti fossero originari di un mondo sotterraneo ed emergessero direttamente dalla terra. Così la loro figura era allegoria di sostentamento, di fertilità e di connessione con il divino, e di riflesso anche quella delle donne che a loro venivano accomunate.
Il culto della fertilità nelle culture africane
Facciamo un salto avanti di diversi millenni e spostiamoci nell’Antico Egitto. L’antica cultura del Nilo, come anticipato in apertura, imponeva severe norme di purificazione alle donne mestruate, ma rivestiva di attenzioni e cure le donne gravide, il cui corpo veniva unto con oli benefici in segno di buona sorte. In particolare, le donne prossime al parto invocavano la protezione della dea Tenenet, che veniva rappresentata con un utero bovino sulla testa e che era associata all’idea di nascita sotto diversi punti di vista. Non solo era protettrice delle partorienti, ma intercedeva anche al momento dell’incoronazione di un nuovo faraone – che, grazie a lei, rinasceva spiritualmente – ed era associata anche a un’altra attività prettamente femminile: la produzione della birra.
Spostandoci nel cuore dell’Africa, raggiungiamo il popolo Igbo, particolarmente devoto alla dea Ale, divinità della fertilità connessa con il mondo spirituale e con la capacità di donare la vita e di toglierla. Bestemmiare insultandone il nome era un tabù severamente punito. Ale è rappresentata con in braccio un bambino e accanto una luna crescente, mentre nel suo grembo erano custodite le anime dei defunti, dimostrando ancora una volta quanto l’associazione tra la donna e la Luna, e tra la donna dispensatrice di vita e custode della morte, siano profondamente radicate nel simbolismo comune.
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Divinità della fertilità nella cultura induista
Nel Sud dell’Asia ci confrontiamo, invece, con il pantheon induista, dove le leggende sulla fertilità femminile sono legate a Lakshmi, dea benevola e saggia, custode del destino. Lakshmi, in realtà, ha molti nomi, tutti legati all’idea di fortuna, bellezza e abbondanza, ed è generalmente rappresentata con fiori di loto tra le mani, uno dei simboli sacri più noti del buddismo e dell’induismo.
La celebre festività del Diwali, la festa delle luminarie che accende di luci ogni angolo delle città, è dedicata proprio a Lakshmi, divinità a cui i fedeli chiedono di far visita alle proprie case per benedirle. Una curiosità: si ritiene che la dea visiti soltanto abitazioni pulite e ordinate, come premio per l’operosità di chi vi vive, e ignori le suppliche dei pigri.
Superstizioni e leggende sulla fertilità in Italia
Che dire dei miti nostrani? Superstizioni e leggende sulla fertilità arricchiscono anche il patrimonio di cultura popolare del nostro Paese, con siti sacri e rituali che ancora ci affascinano. Molte di queste credenze sono tramandate in particolare nel Sud Italia e prevedono l’intercessione di santi o figure della religione cristiana, ma anche l’intervento di entità più pagane.
Non è insolito, infatti, che si faccia affidamento sull’influsso benefico della Luna crescente – ancora una volta implicata nella ciclicità della nascita – o che le donne incinte indossino abiti appartenuti a parenti o compagne che hanno avuto un parto sereno, in modo da raccoglierne parte dell’energia spirituale come buon augurio.
Altra abitudine comune è indossare una lunga collana con un campanello durante la gravidanza – il cosiddetto richiamo degli angeli – perché il suono da essa prodotto attiri la protezione di entità benevole. Al contrario, comprare regali e dare feste di benvenuto prima dell’effettiva nascita del piccolo è considerato di cattivo auspicio.
In ambito religioso, non si può non menzionare la figura di Maria, madre di Cristo la cui gravidanza avviene senza l’intervento maschile ma per intercessione stessa di Dio, rendendo la figura della Madonna, non solo portatrice di vita, ma anche simbolo di purezza incontaminata. Nelle comuni preghiere dei fedeli per concepire, si richiede spesso l’intercessione di Sant’Anna, madre di Maria e patrona delle partorienti, ma anche dell’Arcangelo Gabriele, portatore del Lieto Annuncio a Maria.
Ma la superstizione di origine religiosa più nota è probabilmente il rito di sedersi sulla cosiddetta Sedia della Fertilità, nella chiesa di Santa Maria Francesca a Napoli. Come le Madonne sono spesso rappresentate in posizione seduta con in braccio un bambino – in segno di fermezza e stabilità ma anche di accoglienza – le donne che desiderano restare incinte si recano nella chiesa per sedersi sulla Sedia rivolgendo una preghiera alla santa sperando in una prossima gravidanza.
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