Il grande momento è arrivato! Dopo nove mesi passati a fantasticare sul futuro bebè, a scegliere il nome e il corredo, e a sopportare qualche fastidio in più dalla gravidanza, puoi finalmente stringere il tuo piccino tra le braccia. Ma, mentre assapori uno dei momenti più intensi della tua vita, ti rendi di una cosa che non ti aspettavi: nel tuo cuore non c’è solo gioia ed eccitazione, ma anche molta paura. Non è una reazione insolita. L’arrivo di un figlio accende nei genitori un senso di responsabilità mai provato prima e una crescente preoccupazione di non riuscire a farcela. Tira il fiato e continua a leggere: in questo articolo ti guideremo, passo dopo passo, attraverso i primi giorni di vita del neonato. Ecco cosa devi aspettarti e qualche consiglio per superare i momenti di timore.
Imparare ad essere genitori: il mestiere che nessuno insegna
I primi giorni di vita del neonato sono emotivamente i più intensi.
Da una parte ci sono i genitori, che devono imparare a comprendere una creatura ancora sconosciuta e di cui non sempre sono in grado di comprendere il modo di comunicare, oltre che a relazionarsi con nuove dinamiche familiari, molto diverse da quelle di coppia o da quelle consolidate con altri figli. Dall’altra c’è il neonato, che non conosce nulla del mondo e che, dal conforto del ventre materno, si ritrova in un ambiente estraneo senza sapere chi accorrerà a prendersi cura di lui.
Non bisogna, quindi, colpevolizzarsi se all’inizio si commette qualche errore, se ci si sente spaesati o persino demoralizzati. Il percorso per diventare genitori è un cammino che si costruisce un passo alla volta.
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Cosa aspettarsi alla nascita: l’aspetto del neonato
Impariamo a conoscere il neonato. Se il bambino è nato a termine e senza complicazioni, generalmente avrà un peso compreso tra i 2,5 e i 4 kg e una lunghezza di circa 50 cm, mentre la circonferenza cranica dovrebbe essere compresa tra i 33 e i 36 cm. Il suo mezzo di comunicazione preferito sarà il pianto – che col tempo imparerai a interpretare – e trascorrerà la maggior parte del suo tempo a dormire.
Non è insolito, in verità, che il bambino abbia un aspetto un po’ strano alla nascita e nei suoi primi giorni di vita. A seguito del passaggio attraverso il canale vaginale, o di posizioni scomode assunte nelle ultime settimane di gestazione, la testa potrebbe apparire schiacciata o asimmetrica, poiché le ossa craniche non sono ancora saldate e quindi risultano più mobili. In altri casi, il piccolo potrebbe essere coperto da una fitta peluria detta lanugine, oppure avere le mani e i piedi bluastri.
Queste condizioni che non devono destare preoccupazione: molti meccanismi fisiologici come quello circolatorio devono ancora svilupparsi. Sono tutte situazioni passeggere che si risolveranno nel corso di qualche giorno.
Il ruolo dello staff ospedaliero nei primi giorni di vita del neonato
Se il piccolo è nato in ospedale, sarà lo staff della struttura a occuparsi di effettuare tutte le analisi e gli esami necessari per identificare la presenza di malattie o condizioni importanti. Vale in particolare per le malattie del metabolismo, che nei primi giorni di vita possono essere molto pericolose. Generalmente il personale ospedaliero si occupa anche della cura dei piccoli e può istruire i genitori su come accudirli: dalle prime poppate alla nanna fino al cambio dei pannolini. La durata media di un ricovero è di circa tre giorni per i parti naturali, mentre nel caso di un cesareo potrebbe volerci qualche giorno in più.
Allattamento e bonding: come si forma il legame tra mamma e neonato
I primi momenti di vita sono fondamentali per l’instaurazione del legame tra genitori e figli. Si tratta di un processo che prende il nome di bonding ed è tanto più forte quanto più il bambino e i genitori riescono a stare insieme, guardandosi negli occhi e sfiorandosi. L’ideale sarebbe concedere alla mamma qualche minuto per tenere il piccolo vicino a sé in un contatto di pelle subito dopo la nascita: in questo modo il neonato riconosce il battito cardiaco della madre e ne sente l’odore.
Il momento della poppata è generalmente un veicolo di bonding molto intenso: le posizioni assunte per nutrire il piccolo prevedono inevitabilmente che la testa poggi sul petto. Così il neonato associa la figura della madre al momento in cui le sue necessità vitali vengono soddisfatte e la vicinanza fisica permette di scambiarsi carezze e sguardi d’amore.
Se il piccolo viene allattato al seno, più la suzione viene incoraggiata, più la montata lattea sarà stimolata. Il latte materno prodotto nei primi giorni di vita è detto colostro, ha un colore giallastro ed è ricchissimo di minerali, vitamine, proteine e grassi che aiutano il sistema immunitario del piccino a svilupparsi. Se invece si ricorre al biberon, esistono formule specifiche per le prime settimane di vita.
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Il rientro a casa: adeguarsi ai nuovi ritmi
Il momento del rientro di mamma e neonato a casa è generalmente quello più difficile. Dopo i primi momenti di eccitazione ci si rende conto che bisogna occuparsi del neonato senza più il supporto dello staff ospedaliero, con una casa da mandare avanti e magari con qualche fratellino o sorellina maggiore che potrebbero provare un misto di curiosità e gelosia nei confronti del nuovo arrivato.
Le prime notti potrebbero essere il momento più problematico: non solo sarà necessario alzarsi per le poppate notturne, ma bisognerà anche imparare a interpretare i tipi di pianto del bambino, per capire se ha mal di pancia, se qualcosa lo disturba o se ha bisogno di essere cambiato. Nonostante consigli e suggerimenti forniti, spesso in maniera gratuita, da parenti e amici, imparare a comunicare con il piccolo è un’esperienza unica per la quale spesso non si è preparati: è quindi necessario non scoraggiarsi e aver fiducia nell’amore reciproco che ci lega al piccino.
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Il momento più “temuto”: cosa troverai nel pannolino!
Una delle cose da tenere d’occhio nei primi giorni di vita del neonato è la quantità e la qualità delle evacuazioni, che ti permettono di capire se tutto funziona regolarmente a livello metabolico.
In genere puoi aspettarti che il neonato bagni il pannolino circa 6/8 volte al giorno, mentre la frequenza di espulsione delle feci può variare: alcuni neonati si liberano dopo ogni pasto, altri potrebbero evacuare meno di frequente ma produrre più feci. In generale, il colore degli escrementi è sul giallastro – variabile dal giallo intenso all’ocra fino al marroncino – e la consistenza è cremosa, soprattutto se l’allattamento avviene al seno, mentre con il latte artificiale potrebbe essere più compatta.
Come comportarsi con il cordone ombelicale
Quando il piccolo viene portato a casa, generalmente il moncone del cordone ombelicale è ancora attaccato alla pancia e sta gradualmente mummificandosi. Più questo viene tenuto asciutto, più veloce sarà il processo di distaccamento, che dovrebbe avvenire all’incirca nel corso della seconda settimana di vita.
La soluzione più efficace è lasciare che secchi semplicemente esponendolo all’aria oppure avvolgendolo in una garza asciutta da cambiare due o tre volte al giorno. È consigliabile non bagnarlo con acqua o soluzioni, a meno che non si sporchi per qualche motivo, nel qual caso sarà sufficiente pulirlo con una garza imbevuta e poi asciugarlo con cura.
Quanto a tradizioni come la lotus birth– che consiste nel non tranciare il cordone ma lasciare gli annessi fetali e la placenta attaccati al corpo finché non si separano naturalmente – si tratta di una pratica fortemente sconsigliata e potenzialmente pericolosa, poiché la placenta in via di decomposizione può diventare veicolo di infezioni.
Cura del piccino: bagnetto e nanna
Finché la cicatrice del cordone ombelicale non è asciutta, è sconsigliabile immergere il neonato nell’acqua calda, a causa del rischio di batteri presenti nell’acqua che potrebbero causare infezioni.
Il momento del bagnetto, nei primi giorni di vita di un neonato, è soprattutto un’esperienza rilassante, nel quale il piccino torna al caldo e alla fluidità dell’ambiente uterino, e per questo si consiglia di farlo la sera per conciliare il sonno. Attenzione a detergenti o saponi profumati: meglio utilizzare prodotti neutri o anche solo acqua.
Molto importante è che la stanza del bagno sia tenuta a temperatura costante per evitare raffreddamenti, mentre l’acqua dovrebbe essere piacevolmente calda, intorno ai 35°C.
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Quanto alla nanna, i neonati vanno posizionati in posizione supina, senza cuscino, in una stanza dalla temperatura intorno ai 20°C, e la culla deve essere sgombra da giocattoli, peluche, ornamenti o imbottiture che potrebbero cadere sul viso del piccolo rendendo difficoltosa la respirazione.
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Non cercare di fare tutto da sola!
Adeguarsi ai nuovi ritmi potrebbe richiedere un grande sforzo fisico ed emotivo da parte di ogni membro della famiglia, soprattutto durante i primi giorni di vita del bambino. Tuttavia, a causa di antiquati retaggi culturali, la maggior parte del carico fisico ed emotivo, quando arriva un bebè, ricade quasi sempre sulla mamma.
Per evitare che lo stress diventi così importante da rovinare uno dei periodi più felici della tua vita, è importante coinvolgere anche gli altri componenti del nucleo familiare. Non è solo una scelta pratica. Se il papà si sente coinvolto nell’accudimento del piccolo, il suo legame con il nuovo arrivato ne verrà rinforzato e anche quello con la madre, che spesso corre il rischio di essere vista solo come mamma e non più come donna o compagna.
Se ci sono dei fratellini, coinvolgerli in alcuni momenti di accudimento, magari raccontando loro di quando essi stessi erano neonati, li aiuterà a non sentirsi esclusi: l’arrivo di un nuovo bebè, infatti, può essere un evento molto stressante per un bambino, ed è importante non sottovalutarlo.
Fondamentale, infine, è dare il giusto spazio ad altri familiari e parenti, nonni e zii in particolare. Sebbene la tendenza di membri più “esperti” – poiché genitori a loro volta – sia spesso quella di elargire consigli e direttive in maniera gratuita, questa abitudine può essere frustrante per la neomamma, anziché utile. Cerca di far presente che l’aiuto di cui hai davvero bisogno è una mano con le faccende di casa, chiedendo ai parenti di aiutarti a rassettare o magari a cucinare, anziché concentrarsi sul piccolo lasciando a te il carico pesante. Se hai dubbi o incertezze riguardo alla salute del piccino, la voce più esperta e affidabile è sempre quella di un pediatra.
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