Mai come negli ultimi tre decenni, il concetto di famiglia è radicalmente cambiato, e l’esperienza di vita delle generazioni più giovani è profondamente diversa rispetto alle precedenti. Per questo motivo, la necessità di un dialogo intergenerazionale si fa sentire adesso più che mai e, proprio in virtù degli straordinari cambiamenti in atto nella società attuale, può rivelarsi un veicolo di grande arricchimento per tutti. In questo articolo scopriremo perché.
Cos’è il dialogo intergenerazionale
L’espressione dialogo intergenerazionale indica uno scambio di idee, esperienze e opinioni tra persone appartenenti a generazioni diverse che arricchisce entrambe le parti. Se ben costruito, infatti, il dialogo intergenerazionale può portare tutti gli attori coinvolti a confrontarsi con nuovi punti di vista ed esperienze di vita precedentemente ignorate, nonché ad apprendere qualcosa di nuovo.
Nel libro “Intergenerational Pathways to a Sustainable Society”, i sociologi Kaplan, Sanchez e Hoffman, ritengono che le relazioni intergenerazionali siano la via preferenziale per sviluppare e mantenere un senso di fiducia tra persone in un’epoca in cui sentimenti di coesione sociale si stanno affievolendo.
Alla base di questa concezione costruttiva del dialogo c’è la consapevolezza che entrambe le parti possono imparare l’una dall’altra. È, quindi, necessario andare oltre i diffusi pregiudizi secondo cui i giovani non ascoltano e i vecchi pensano di sapere tutto, e aprirsi con fiducia all’accoglienza dell’altro e di quanto la sua esperienza di vita possa arricchirci.
Impariamo a riconoscere le differenti generazioni
In sociologia, la popolazione viene suddivisa in fasce di generazioni sulla base del periodo storico in cui le persone nascono e crescono. Di conseguenza, al di là della singola esperienza personale – che resta unica e irripetibile – persone appartenenti a una stessa generazione condividono contesti sociali ed eventi storici che possono averle formate e aver influenzato il loro inserimento nella società come individui adulti.
Data la velocità con cui il progresso sociale e tecnologico evolve, l’evoluzione delle generazioni più recenti si dipana su un arco di tempo di circa 15 anni, mentre quelle passate erano calcolate su tempi più lunghi, circa 20-25 anni.
L’attuale suddivisione canonica in generazioni è la seguente:
- Greatest Generation: nati tra il 1901 e il 1927. Sono questi gli individui cresciuti durante la Grande Depressione e che hanno combattuto nella Seconda Guerra Mondiale. È attualmente la generazione più anziana con membri ancora in vita.
- Generazione Silenziosa: nati tra il 1928 e il 1945. L’attributo silenziosa fa riferimento alla diminuzione nelle nascite avvenuto tra il primo dopoguerra e la Seconda Guerra Mondiale, nonché alla scarsa partecipazione dei suoi membri ai movimenti per i diritti civili degli anni ‘60-’70, per la quale furono definiti maggioranza silenziosa.
- Baby Boomers: nati tra il 1946 e il 1964. Così definiti per essere nati durante il boom demografico del secondo dopoguerra ed essersi inseriti nel mondo del lavoro durante il boom economico degli anni ‘80. La generazione ha vissuto momenti di grande valore storico, come lo sbarco sulla Luna, e i suoi membri sono stati i fautori dei movimenti giovanili per i diritti civili negli anni ‘60-’70.
- Generazione X: nati tra il 1965 e il 1980. La sigla X voleva identificare una generazione dall’identità incerta, da una parte perché schiacciata dal peso dell’eredità sociale e culturale dei Boomers, dall’altra perché diventata adulta durante la guerra fredda, con tutto ciò che questo ha comportato a livello di prospettive e speranze per il futuro. L’evento storico che l’ha definita è la caduta del muro di Berlino e la conseguente ascesa degli USA a superpotenza.
- Generazione Y: nati tra il 1981 e il 1996. Detti anche Millennials, poiché diventati maggiorenni a cavallo del cambio di millennio, sono stati la prima generazione ad avere avuto un approccio con il digitale in giovane età e tuttavia aver avuto un’infanzia analogica. La Generazione Y è nota anche per l’instabilità e la precarietà che hanno contraddistinto il suo ingresso nel mondo del lavoro, e per essere la prima generazione a vivere in condizioni economiche peggiori rispetto a quelle precedenti nonstante l’assenza di guerre o carestie. Eventi formanti per i suoi membri sono stati l’attentato delle Torri Gemelle e il G8 di Genova del 2001. È, infine, la generazione che ha riscoperto il valore della salute mentale e della necessità di spezzare i circoli dei traumi generazionali.
- Generazione Z: nati tra il 1997 e il 2009. I cosiddetti Zoomers sono la prima generazione di nativi digitali, poiché i suoi membri hanno avuto accesso a internet sin dall’infanzia. Generalmente molto a loro agio con le nuove tecnologie, stanno mostrando una spiccata coscienza sociale, ambientale e politica, grazie anche al facile accesso ai canali d’informazione, e sono spesso coinvolti in iniziative per i diritti civili e per la protezione dell’ambiente. L’evento che ha definito la generazione è la Pandemia di Covid-19, avvenuta a cavallo del loro ingresso nell’età adulta.
- Generazione Alpha: nati dal 2010 in poi. È questa la più giovane generazione vivente e la seconda di nativi digitali, sebbene il loro arrivo corrisponda a un generale calo della natalità nel mondo occidentale. Il loro universo è dominato dalla tecnologia, dai social network e dai servizi di streaming, che stanno avendo un forte impatto sulla loro formazione.
Come approcciarsi al confronto generazionale
Dalla suddivisione mostrata in precedenza, è subito evidente in che modo un efficace dialogo intergenerazionale in famiglia può contribuire all’incontro tra esperienze di vita profondamente diverse.
L’avvento del digitale ha creato una spaccatura tra passato e presente che ha riscritto le direzioni del futuro sotto diversi punti di vista. Da una parte, nuove opportunità e professioni hanno cominciato a soppiantarne di vecchi, dall’altra una maggiore consapevolezza e coscienza individuale sta modificando i valori e gli ideali di riferimento della società.
Se, fino a qualche decennio fa, un padre e un figlio vivevano tutta la vita nello stesso paese, tramandandosi arti e mestieri, e spesso coabitando per un certo periodo, adesso molti circoli si spezzano per fare posto a un vento di cambiamento, novità e ribaltamento degli stereotipi e di precedenti convenzioni e ruoli prestabiliti.
Ciò non è una cosa negativa: non tutto ciò che è nuovo è intrinsecamente distruttivo così come non tutto ciò che è vecchio è necessariamente antiquato. È questo il principio base di un dialogo intergenerazionale ben consolidato.
Quali sono i vantaggi di un dialogo intergenerazionale ben strutturato
Se ci si pone con attitudine positiva al confronto, un dialogo tra realtà così diverse può essere grande fonte di arricchimento per entrambe le parti.
Acquisizione di nuove competenze
Il primo e più evidente vantaggio del dialogo intergenerazionale è l’acquisizione di competenze.
Da una parte i membri della famiglia più giovani vengono guidati dall’esperienza dei più anziani – che possono arrivare a rivestire il ruolo di mentori, oltre che di parenti – che insegnano loro ad approcciarsi ai problemi in maniera fiduciosa e matura, nonché a riavvicinarsi alla vita analogica, magari trasmettendo qualche ricetta tradizionale o qualche trucco per prendersi cura di piante e animali.
Dall’altra, i membri più anziani vengono assistiti dai giovani nel loro approcciarsi alle nuove tecnologie, imparando a gestire le pratiche online e a utilizzare i device in maniera consapevole e sicura.
Instaurazione di legami profondi
Il secondo, è forse il più importante, vantaggio del confronto costruttivo tra generazioni è la possibilità di instaurare legami profondi, basati sulla fiducia e il rispetto reciproco.
In un’epoca in cui condizioni economiche e sussidi inadeguati fanno sì che il tasso di natalità sia sempre più in calo, le famiglie si sviluppano soprattutto in maniera verticale, anziché orizzontale, vale a dire con pochi fratelli e cugini con cui rapportarsi. Ciò porta a un maggiore isolamento sociale, che pesa in particolare sugli anziani, e che può essere fortemente alleggerito dalla presenza di legami con familiari più giovani con cui trascorrere momenti di qualità.
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Maggiore senso di appartenenza sociale e miglioramento dell’autostima
Sentirsi compresi e accettati da familiari la cui esperienza è così profondamente diversa costituisce un motivo di orgoglio, per certi versi. Ciò contribuisce al miglioramento dell’autostima e genera un senso di appartenenza sociale che aiuta a contrastare il senso di isolamento e di solitudine che può accomunare gli anziani e i ragazzi. Per gli anziani, poi, la possibilità di trasmettere le proprie conoscenze aiuta a sperare nel futuro ed è di conforto nei momenti di riflessione sul tempo ancora a loro disposizione.
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